Quella della libertà è una sensazione che proviamo quando sentiamo di poter agire e pensare esattamente come vogliamo, ovviamente nel rispetto degli altri. Per vivere degnamente è quindi indispensabile essere liberi da tutte quelle costrizioni che potrebbero esserci imposte.
Per nostra fortuna viviamo in un Paese dove la libertà di espressione, di pensiero, di culto ecc. sono oramai diritti che vengono dati per scontati, di cui non se ne parla molto spesso in modo dispregiativo e che sono assodati già da anni.
Durante questo periodo, difficile per tutti, sento spesso nominare da molte persone la “privazione della libertà”, argomentando e lamentandosi sul fatto che ci hanno privato del pranzo al ristorante, dell’aperitivo al venerdì sera e delle uscite in compagnia… Ma, pensandoci bene, sono questi i veri problemi? È in corso una pandemia mondiale e tutto ciò che la gente sa fare è lamentarsi, lamentarsi poi per cosa? Perché non si può cenare a casa di amici?
Ovviamente anche le piccole cose hanno un valore significativo, soprattutto se si è insieme ad altre persone, perciò comprendo perfettamente chi è stanco di non poter fare tutto ciò che faceva prima del Coronavirus, ma penso anche che questa nuova e strana esperienza ci abbia fatto riflettere su una cosa in particolare: prima del 2020 eravamo abituati, in generale, ad ogni tipo di agiatezza, di benessere, perciò il pensiero di essere privati della nostra libertà non aveva nemmeno sfiorato la nostra mente. Ma nonostante ciò questo grande problema esisteva già, e non parliamo di privazione della passeggiata pomeridiana oppure della piega dalla parrucchiera, bensì dell’inesistenza parziale o addirittura totale, in alcuni Paesi del Mondo, della libertà di parola, di stampa, di religione, e questi sono solo alcuni degli infiniti esempi che si potrebbero fare.
Un esempio lampante è la Corea del Nord, o semplicemente Corea, dato che sottolineare la posizione geografica è punibile legalmente all’interno del paese. Lì non vi è libertà di parola, i media sono strettamente controllati e lasciare il paese o muoversi al suo interno risulta praticamente impossibile.
In Corea del Nord si registrano tortura, e altri trattamenti crudeli, inumani, detenzioni arbitrarie e senza processo, l’esistenza di un gran numero di campi di prigionia e l’uso esteso del lavoro forzato; restrizioni gravi e pervasive, come già detto, della libertà di pensiero, coscienza, religione, opinione, espressione, riunione pacifica, associazione e accesso all’informazione sia interna che esterna al paese; vi sono continue violazioni delle libertà fondamentali nei confronti delle donne, in particolare traffico di donne per la prostituzione e matrimoni forzati, aborti obbligati per motivi etnici e infanticidio nei confronti dei bambini delle madri rimpatriate o detenute dei campi di prigionia.
Dopo aver appreso solo una minima parte della situazione abituale per quei cittadini, noi che viviamo realtà ben diverse siamo perplessi: sentire determinate cose sembra surreale, ma è la pura e crudele realtà. La Corea del Nord è uno dei tanti paesi in cui la libertà è molto spesso violata, perciò considerare le situazioni altrui e non limitarsi a pensare sempre all’”io” può farci riflettere riguardo molti aspetti.
L’unica cosa che possiamo fare in questo momento è tenere duro e ricordarci cosa è veramente importante, perché lamentarsi non risolve nulla, il solo rispetto delle leggi e delle norme di sicurezza potrà riportarci alla normalità. È difficile, comprendo, ma tutto ciò è passeggero, perciò noi che possiamo sperare in una futuro migliore, rispetto alla situazione attuale, è necessario che impariamo a lamentarci meno e utilizzare un po’ più di creatività, dato che di fatto non ci hanno privato completamente della nostra libertà.
di Sara Mazza